Bari, Decaro smentisce Emiliano: «Mai stato dalla sorella del boss». Ma il centrodestra accelera e chiede lo scioglimento del Comune

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di Redazione web

Il centrodestra ora accelera e mette Bari nel mirino. Qualche giorno dopo il duro sfogo del sindaco barese Antonio Decaro, che aveva puntato il dito contro i parlamentari pugliesi della maggioranza accusandoli di aver sollecitato l'intervento del ministro dell'Interno Piantedosi per paventare uno scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, e il giorno dopo la grande manifestazione di sostegno proprio a Bari, è bufera per le parole dal palco del governatore pugliese (ed ex sindaco) Michele Emiliano.

Ieri, al fianco di Decaro, Emiliano aveva detto di aver portato, vent'anni fa, l'allora assessore Decaro a casa della sorella di un boss di Bari Vecchia. Parole che Emiliano aveva poi spiegato meglio in serata, dopo le polemiche da parte del centrodestra, ma che sono state poi smentite dallo stesso Decaro: Emiliano non ricorda bene non sono mai andato in nessuna casa di nessuna sorella».

Il centrodestra vuole lo scioglimento del Comune

Il centrodestra oggi va all'attacco e chiede proprio, senza mezzi termini, lo scioglimento del Comune.  A dirlo è il vicesegretario federale della Lega Andrea Crippa, che chiede che "il Viminale proceda quanto prima con lo scioglimento del Comune. Dopo l'autodenuncia di Emiliano è impossibile e intollerabile continuare ad avere in carica un presidente di Regione e un sindaco del capoluogo che si affidano alla sorella di un boss per portare avanti l'attività sul territorio".

Gli fa eco il vicepresidente della commissione antimafia, il pugliese Mauro D'Attis (FI) che chiede che la commissione faccia approfondimenti sulle dichiarazioni di Emiliano e acquisisca tutti gli atti programmando anche "una serie di audizioni". Mentre il ministro degli affari regionali, Roberto Calderoli, pur ribadendo che per lui la norma sullo scioglimento dei comuni per infiltrazioni per mafia va cambiata, accosta la vicenda raccontata da Emiliano alla "trattativa Stato mafia" e dice: "La risposta per me è una sola, con la mafia non si tratta".

La manifestazione e le parole di Decaro

Il tutto nasce dalla manifestazione di piazza di ieri con migliaia di cittadini che hanno espresso solidarietà a Decaro dopo che il Viminale (sollecitato da parlamentari pugliesi del centrodestra) ha nominato una commissione per verificare eventuali infiltrazioni mafiose nel Comune.

Iniziativa seguita all'operazione antimafia con 130 arresti che ha svelato episodi di voto di scambio politico-mafioso per l'elezione di una consigliera di centrodestra, poi passata nel centrosinistra, e l'ingerenza del clan nella municipalizzata del trasporto urbano.

A 24 ore dalla frase di Emiliano, Decaro ricostruisce il contesto in cui si svolse la vicenda che risale a "quasi venti anni fa" quando l'attuale governatore era "un magistrato antimafia appena eletto sindaco, in un quartiere, come quello di Bari Vecchia, abituato da sempre al parcheggio selvaggio nella totale illegalità" e lui era assessore al Traffico. "Emiliano non ricorda bene - dice Decaro - È certamente vero che lui mi diede tutto il suo sostegno, davanti alle proteste di buona parte del quartiere, quando iniziammo a chiudere Bari Vecchia alle auto, ma non sono mai andato in nessuna casa di nessuna sorella".

"Dopo qualche diverbio con alcuni residenti - aggiunge - un giorno incontrammo alcuni ragazzi in piazza che cominciarono a inveire contro di me. Michele disse loro di lasciarmi in pace perché dovevo lavorare per i bambini del quartiere". "La signora in questione invece - conclude - la incontrai per strada, molto tempo dopo la chiusura al traffico, e ci litigai perché non si rassegnava all'installazione delle fioriere che impedivano il transito delle auto". 


Ultimo aggiornamento: Domenica 24 Marzo 2024, 20:28
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